Le fortificazioni delle coste siciliane hanno origini lontanissime. Esse assolvevano ad una funzione strategica per la difesa delle coste. Si hanno testimonianze di torri di difesa e di avvistamento a partire dall’età punico-romana. Ma fu nel periodo svevo-aragonese che esse raggiunsero il massimo splendore monumentale, oltre che strategico, anche se le modifiche, nel corso dei secoli, hanno agito profondamente sugli edifici alterandone in buona parte la struttura originaria. Cessata la loro funzione difensiva e scomparsi i pericoli di incursioni barbaresche, all’inizio del XIX secolo, fu interrotta la loro costruzione. Da qui il degrado, l’abbandono e la distruzione o trasformazione di molte torri siciliane. Le torri potevano appartenere sia ai sovrani che possedevano l’Isola, sia ai privati, in quanto le difese reali non bastavano a svolgere la loro naturale funzione di avvistamento. Una figura importante per quanto attiene la storia delle torri e per quanto riguarda le fortificazioni siciliane in generale, è rappresentata dal Vicerè Giovanni Vega che, negli anni che vanno dal 1549 al 1553, fece edificare o risistemare le torri per far loro svolgere la naturale funzione di avvistamento. Però, rivelatosi il numero delle
torri assolutamente sproporzionato rispetto alle necessità difensive dell’Isola, in seguito fu dato incarico all’architetto Camillo Camilliani di intraprendere un viaggio di ricognizione delle coste siciliane per porre un idoneo rimedio onde evitare pericoli derivanti dalle incursioni dei corsari turco-barbareschi. Le torri venivano distinte in torri di deputazione e torri “diverse”. Nel nostro territorio, numerose sono le torri, fra cui alcune di deputazione e altre di diversa natura: a Milazzo, la Torre tonda (torre diversa, ancora esistente, a circa cinquecento metri dal castello, sulla strada che porta a Capo Milazzo), la Guardiola di Capo Bianco (diversa, non più esistente nella punta est del promontorio di Milazzo), la Lanterna di Milazzo (diversa, esistente, si trova alla punta estrema della Penisola), la Torre Ottagonale (diversa, esistente e raggiungibile dal Piazzale di Capo Milazzo, percorrendo un sentiero in località Punta del Messinese), la Torre di Pozzo di Gotto (diversa, non più esistente, sorgeva nella spiaggia di Calderà, presso la riva del mare “a destra della foce del fiume Castro, precedentemente chiamato anche Longano”, da “Il LIBRO DELLE TORRI”, pag. 328), la Torre del Cantone (diversa, esistente, si trova sulla spiaggia a cento metri dal mare poco distante dalla foce del Torrente Patrì o Termini), la Torre di Salicà (diversa, non più esistente, si trovava nell’omonima contrada) e la Torre di Furnari (importante torre di deputazione, esistente e posta sulla marina, a circa un chilometro dalla S.S.113). Ma, la funzione di torre di avvistamento non veniva espletata solo sulla costa da quelle di deputazione o di natura diversa, le prime, equipaggiate sia da soldati, che da artiglieria, ma anche all’interno del territorio, dove facevano la loro parte sia i campanili delle chiese, che le torri ubicate lungo le principali arterie di collegamento che fungevano anche da “stazioni di posta” o le torrette delle “masserie fortificate”.
© Carmelo Ceraolo
Nella contrada Palcotto, ad occidente del villaggio di Calderà, come afferma lo storico Filippo Rossitto, (10) sono situati i resti di una torre fortemente lesionata detta “Torre Sottile”, a pianta quadrata e con una finestra con arco a sesto acuto in mattoni. I resti di questa torre sono soltanto un terzo di quello che doveva essere un manufatto abbastanza imponente.
(10) ROSSITTO, F., op. cit. p. 106.
© Carmelo Ceraolo
Vicino alla frazione di Centineo trovasi la contrada Torre Longa che prende il nome da una torre rotonda che si potrebbe far risalire al XVIII secolo. Il Rossitto fa risalire le origini della contrada alla immigrazione per raccogliere i dispersi abitanti del Casale S. Cataldo, i quali si trasferirono, “trasportando la statua del Santo e fabbricarono una chiesetta a lui dedicandola”. (9)
(9) ROSSITTO, F., op. cit. p. 90.
© Carmelo Ceraolo
Fra le torri, occupa un posto di rilievo a Gala la Torre Sipio che si può far risalire al periodo aragonese (e precisamente a quello di Federico II). Nel corso dei secoli, tale struttura ha subìto ampi rimaneggiamenti che ne hanno in qualche modo alterato la struttura originaria.
© Carmelo Ceraolo
Nelle adiacenze di Torre Mollica e del Monastero Basiliano di Gala si trova la Torre Kappa, una masseria con strutture difensive, risalente presumibilmente allo stesso periodo di Torre Mollica. In parte abbandonata, doveva essere organizzata a mo’ di masseria fortificata per sfruttare il lavoro agricolo della zona.
© Carmelo Ceraolo